lunedì 12 giugno 2017

IO E IL MIO DRAGO



L'opera di Paolo Uccello, "San Giorgio e il drago" ha sempre esercitato su di me un potente effetto di fascinazione, dovuto al fatto che nel sogno ho ritrovato molti elementi rappresentati in questo quadro, primi fra tutti il drago e la grotta.
Risale a circa 10 anni fa un sogno importante che feci, del quale parlai con uno psicanalista di Roma, purtroppo la distanza che ci separava non rese possibile intraprendere un percorso, ma forse, alla luce di quello che è accaduto in seguito, non era necessario...se è vero (come credo) che il caso non esiste, il mio destino era quello di fare tutto da sola. 
Elementi fondamentali di questo sogno erano l'incontro con un gigantesco drago addormentato che bloccava il percorso a ritroso che stavo compiendo, dopo essere passata attraverso un canale "ciliato" e essermi ritrovata in un lungo corridoio sotterraneo, precisamente il corridoio di un monastero.
Il quadro di Paolo Uccello, al di là dell'esecuzione formale (che tocca ai miei occhi delle punte sublimi) propone gli stessi elementi dando conferma del fatto che esiste un vissuto comune a tutti gli esseri umani.
Basta fare una ricerca su google mettendo la parola "drago" per rendersi conto di quanto questa figura sia presente, da sempre, nell'immaginario collettivo.
Il drago è un simbolo e il simbolo si sa, va intuito. Spiegarlo significa ricondurlo a una definizione che per quanto possa essere esaustiva,  non potrà mai essere completa proprio per la sua natura di definizione. 
Per non addentrarci in una questione filosofica di lana caprina, parlerò quindi del mio drago personale, quello che ho rappresentato nella tela "Io e il mio drago" e di come mi sia ispirata all'opera di Paolo Uccello per proseguire la ricerca.
Nell'opera dell'artista fiorentino infatti vediamo rappresentata la scena in cui San Giorgio, in groppa ad un cavallo bianco, trafigge il drago che la fanciulla tiene al guinzaglio, fuori da una grotta.
Una delle domande che mi è sempre sorta di fronte a questa scena è la seguente "ma c'era proprio bisogno di ucciderlo?". La fanciulla non sembra in pericolo e oltretutto porta il drago al guinzaglio, a livello simbolico il messaggio è potente, portare al guinzaglio significa aver domato, significa condurre e non essere condotti.
Certo, condurre una bestia di quelle dimensioni non deve essere cosa facile, ma dal momento che la scena si svolge fuori da una grotta, mi viene spontaneo immaginare che la fanciulla sia entrata, abbia incontrato il drago, sia riuscita in qualche modo misterioso a renderlo mansueto in modo da mettergi un guinzaglio e condurlo alla luce del sole. 
Appena uscita ecco arrivare da una nube vorticosa un cavaliere in assetto di guerra armato di lancia che, senza chiedere il permesso, trafigge la bestia della fanciulla la quale fa un gesto con la mano che in me risuona come tutto meno che un gesto di esultanza.



Da questo sentire è nata l'esigenza di estrapolare i due elementi nei quali mi riconoscevo e cioè la fanciulla e il drago e liberarli dalla visione cattolica di Paolo Uccello.
Da qui, la tela "Io e il mio drago". 



Protagonista è la bestia, liberata dai condizionamenti di una cultura cattolica e maschilista che ha sempre temuto la potenza della femmina e, invece di integrarla e collaborare con essa, ha preferito sottometterla uccidendola e relegandola a ruoli subalterni. Questo è il grande dramma di tutte le religioni maschiliste monoteiste, secondo me, dramma che oggi, nel XXIesimo secolo, la donna è chiamata a risolvere una volta per tutte, riappropriandosi del proprio drago interiore, lavorando su di esso in modo autonomo, trasformandolo insomma, per poi poter usufruire della grande forza che esso contiene.
Come è scritto nel Tarot, un vero e proprio libro per immagini, lo Spirito Santo è femmina, questo è il secolo in cui si renderà sempre più chiaro, questa è la chiamata che la Donna riceve, la scelta se accettarla o meno dipende da molti fattori, alcuni lo chiamano libero arbitrio, altri incoscienza, altri sordità...

La carta XXI del Tarot, Le Monde, rappresenta una Donna che danza in un ovale, una mandorla si potrebbe dire, circondata dalle figure dei quattro evangelisti, Un'immagine che contiene  un "mondo" di significati e simboli più o meno evidenti, un'infinità di riferimenti che esulano dal presente articolo.


Questo disegno rappresenta il momento prima dell'incontro col drago. Subito dopo essere passata attraverso il tubo marrone, con un'apertura cicliata, (tubo che si trovava fuori dalla finestra di un antico monastero), mi ritrovai in un corridoio e vidi venirmi incontro una bambina tenuta per mano da un signore col cappello e un vestito grigio, molto elegante.

domenica 11 giugno 2017

ARTE MONUMENTALE/ARTE TOTALE (Introduzione)


(La Coppa, disegno)

In tempi oscuri come quelli in cui viviamo, la Luce si ritira in zone della Coscienza ben nascoste, come un tesoro che attende di essere trovato.
La ricerca è un percorso interiore che richiede coraggio e determinazione. Come un viaggio in quella "terra desolata" cara ad Eliot,  si parte con una raccomandazione sola..."tutte le strade sono buone basta che abbiano un cuore" (Don Juan)... .
L'Arte è una strada, una delle molte esistenti.  l'Artista è un canale,  attraverso il quale far fluire contenuti tanto più oggettivi quanto più il canale è pulito. Questo è il punto di svolta, la grande possibilità che si è sempre offerta e sempre si offrirà all'Artista.
"Tutti i mezzi sono sacri se sono intimamente necessari. Tutti i mezzi sono sbagliati se non scaturiscono dalla necessità interiore....tutto, specialmente all'inizio è questione di sentimenti. Solo il sentimento, specialmente all'inizio del cammino, crea la vera Arte. Se l'impianto generale si può precisare anche in teoria, quel qualcosa in più che costituisce la vera anima (e in parte l'essenza) della creazione non si può trovare o creare con la teoria, se non è ispirato dal sentimento durante l'atto creativo...vediamo così che i problemi grandi o piccoli della pittura (ma io aggiungerei di qualsiasi espressione artistica, ndr) dipenderanno dall'interiorità" (W. Kandinsky).
Che ne sia più o meno cosciente, l'Artista nel momento della creazione ubbidisce al detto di Socrate "conosci te stesso".
A questo punto è necessaria una precisazione per poter proseguire, Sentimento non è emotività. Il primo appartiene a una dimensione superiore dell'esperienza, una dimensione intima che non riguarda altri se non il soggetto stesso che esperisce. L'Amore è, tra tutti, il Sentimento più potente e il più frainteso. Per arrivare a provare il sentimento dell'Amore in tutta la sua forza dirompente, bisogna essere preparati e la natura in questo aiuta mettendo degli sbarramenti che, se da un lato rendono arduo l'accesso a questa dimensione, dall'altro proteggono...si perchè i rischi connessi a questo tipo di frequenza ci sono e sono importanti..inoltre, come ricorda il maestro George Ivanovich Gurdjieff "tutto ha un prezzo".
L'emotività è invece una semplice reazione a uno stimolo, dire questa cosa significa attirarsi le peggiori critiche perchè è dura accettare che tutto quello che "proviamo" sia illusorio, ma così è. Per crescere e andare avanti questa precisazione è fondamentale, così come è fondamentale la sua accettazione, fatto assolutamente privato e personale.... "Ambasciator non porta pena".
Nel saggio "Lo spirituale nell'arte", vera e propria perla di conoscenza e bussola di orientamento, Kandinsky profetizza la nascita di un'ARTE MONUMENTALE, un'arte cioè che nasca dall'unione e dalla forza delle varie Arti. Pittura, Scultura, Musica, Letteratura.
Tutte queste forme espressive altro non sono che l'espressione resa concreta e fruibile di contenuti impalpabili che, per potersi manifestare necessitano di essere ristretti in una forma espressiva. "Approfondire un'Arte significa stabilire i suoi limiti mentre confrontarla con le altre Arti significa sottolinearne l'identica tensione interiore. Si vede così che ogni arte ha forze uniche e insostituibili. E si arriverà così ad unire le forze delle varie arti. Da questa unità sorgerà col tempo l'arte che già oggi possiamo presagire, la vera Arte Monumentale".
Queste parole pronunciate il secolo scorso dimostrano in maniera inconfutabile la carica profetica dell'Uomo che fu Kandinsky, infatti oggi iniziano ad acquistare il loro senso alla luce dei tempi che viviamo. Siamo nella fase di passaggio tra l'Era dei Pesci, l'era Cristica, e quella dell'Acquario. 
Condivido uno dei molti link in cui si spiega in maniera semplice e comprensibile il senso del passaggio tra il vecchio e il nuovo, passaggio che ci vede protagonisti. 


Il cambiamento richiederà molto tempo, molto più tempo di quello che è dato vivere ad ognuno di noi, l'unica cosa reale che possiamo fare è prendere Coscienza dello Spirito del Tempo in cui ci muoviamo perchè tutto è solo una questione di Coscienza. solo attraverso una reale presa di Coscienza potremmo vivere appieno il tempo che ci è dato.

L'evoluzione è una spirale...tornare indietro per andare avanti.

(Pescatrice, disegno)


(Portatrice d'Acqua, lo Spirito del Tempo, disegno)

(Sollevare il velo, disegno)


venerdì 9 giugno 2017

LO SPIRITUALE NELL'ARTE




(Titolo. Passaggio del Testimone, disegno)



La collaborazione tra artisti può avvenire in molti modi. Se una grande Anima ha lasciato il corpo fisico, questo non significa che sia scomparsa. Ciò che durante la sua permenenza terrestre ha realizzato, in termini di Anima, resta e continua a vivere di vita propria. 
Ho esperienza di questa realtà attraverso il contatto con anime disincarnate che sento costantemente al mio fianco, la difficoltà è stata solo la mia, di accettarne l'esistenza e in seguito avere il coraggio di parlarne.
Una presenza che mi accompagna da anni è quella di Gabriele Mandel Khan, si può facilmente trovare conferma a quello che affermo nelle cose che ho fatto durante questi anni. Mi sono liberata dal bisogno di spiegarmi e spiegare rendendo tutto manifesto attraverso questo strumento meraviglioso (se usato in Coscienza) che è internet.
Con questo articolo intendo rendere omaggio ad un'altra Anima che finora ha occupato un posto silenzioso nella mia esperienza e adesso è arrivata a manifestarsi con tutto il suo splendore. Quando i tempi sono pronti, il fiore sboccia.
Sto parlando della figura di Wassily Kandinsky. Chi non lo conosce può facilmente informarsi facendo una semplice ricerca con google.
In questi giorni di grande fermento e difficoltà interiori, dovuti al momento drammatico che il nostro paese sta attraversando e di fronte al quale non si può restare indifferenti se si possiede quella facoltà chiamata "sentire", ho avvertito l'esigenza fortissima di riprendere il saggio "Lo spirituale nell'arte". In realtà, se vogliamo proprio dire come vanno queste cose, il saggio mi è comparso improvvisamente. Certamente era tra i miei libri, ma ne ho molti e questo credevo di averlo perduto...esiste una dimensione magica legata ai libri, qualcuno la conosce. I libri scompaiono e ricompaiono, ci chiamano, vivono di vita propria. 
In questo momento ne sono comparsi due, che credevo aver perso e invece erano solo ben nascosti: 
"Il fruscio delle ali di Gabriele" di SHIHAB AL-DIN YAHYA SUHRAWARDI e "Lo spirituale nell'arte" di Wassily Kandinsky.



                   


Il primo è una raccolta di racconti esoterici, la lettura dei quali attiene a un'esperienza privata, non condivisibile, dirò solo che l'arcangelo Gabriele sovrintende a tutto ciò che attiene alla scrittura.
Il secondo costituisce la cura e la risposta a tutti i quesiti che si sono imposti alla mia Coscienza da sempre e che adesso sono arrivati al momento di trovare una risposta per poter fare il punto e proseguire.

Riporto le parole di Kandinsky che spiegano in maniera sorprendente la tensione interna che ha portato alla nascita del collage su tela "Omaggio a Mammona":



Kandinsky, nell'introduzione al saggio, descrive la situazione tipica di un'esposizione dell'epoca, siamo nel 1910 lascio alle sue parole e alla vostra comprensione il resto:

"La grande massa gira per le sale e trova le tele cariche e meravigliose. Chi poteva parlare non ha detto nulla e chi poteva udire non ha udito nulla. E' questa l'art pour l'art. Questo annullare i suoni interiori, che sono la vita dei colori, questo disperdere nel vuoto le energie dell'artista è l'arte per l'arte. Per la sua abilità, per le sue capacità di invenzione e di sentimento, l'artista cerca un compenso materiale. Vuole soddisfare la sua ambizione e la sua avidità. A un lavoro comune e profondo subentra la lotta per arricchirsi. Ci si lamenta della troppa concorrenza e della sovrapproduzione. Odio, faziosità, corporativismo, invidia, intrighi sono la conseguenza di quest'arte materialista e inutile. Lo spettatore si allontana inesorabilmente dall'artista che,non avendo per scopo quest'arte senza scopo, coltiva altri ideali. Comprendere significa capire il punto di vista dell'artista. Si è detto che l'arte è figlia del suo tempo. Un'arte simile non può che riprodurre ciò che è già nettamente nell'aria. L'arte che non ha avvenire, che è solo figlia del suo tempo ma non diventerà mai madre del futuro è un'arte sterile. Ha vita breve e muore moralmente nel momento in cui cambia l'atmosfera che l'ha prodotta. Anche l'altra arte, suscettibile di nuovi sviluppi, è radicata nella propria epoca, ma non si limita ad esserne un'eco e un riflesso; possiede invece una stimolante forza profetica, capace di esercitare un'influenza ampia e profonda. La VITA SPIRITUALE di cui l'arte è COMPONENTE FONDAMENTALE è un movimento ascendente e progressivo, tanto complesso quanto chiaro e preciso. E' il movimento della CONOSCENZA (quella che in altri ambiti è stata definita come GNOSI, ndr). Può assumere varie forme, ma conserva sempre lo stesso significato interiore, lo stesso fine. Non sappiamo perchè sentiamo il dovere di andare avanti col sudore della fronte, tra sofferenze malvagità e crisi. Raggiunta una meta, eliminati molti sassi pericolosi dalla strada, una mano invisibile e crudele getta su questa strada nuovi blocchi, rendendola irriconoscibile. Allora però arriva un uomo che ci assomiglia, ma ha in sè una meravigliosa forza visionaria. Egli vede e fa vedere"

Difficile non riconoscere nella figura di quest'Uomo uno di quei "maestri ascesi" di cui si parla tanto in questi tempi.
La dimensione terrestre non è facile per nessuno, ma per chi vive la vita dell'Anima diventa una vera e propria prova.


(Titolo. Melusina Croce-fissa. Disegno)


Concludo con le parole di una grande Artista, Giuni Russo:
"Quando la Verità parla attraverso un'artista incontra il pubblico" 

mercoledì 7 giugno 2017

Riflessioni generali intorno al concetto di Arte.




Sento l'esigenza di scrivere questo articolo mossa da un sincero e spontaneo moto di Amore e impegno verso quella che, a mio avviso costituisce una dimensione dell'esistenza troppo poco considerata nella società attuale.
Mi riferisco alla dimensione dell'Arte.
Per farlo, riprendo il discorso che fu iniziato nel 1910 da Wassily Kandinsky e precisamente in questo articolo mi riferisco all'introduzione del saggio "Lo spirituale nell'Arte" dove vengono sollevate questioni che continuano adesso a costituire un punto fondamentale per la seria riflessione artistica.
Il fatto che a certe tematiche non venga riconosciuto il giusto valore è solo la conferma dei tempi in cui ci stiamo muovendo.

Dice Kandinsky "Nella nostra anima c'è un'incrinatura che, se sfiorata, risuona come un vaso prezioso riemerso dalle profondità della terra e che sia, appunto, incrinato".

Questa semplice frase contiene in se stessa un potenziale universale. Una favola indiana racconta di un PORTATORE D'ACQUA che aveva due vasi ciascuno sospeso alle estremità di un palo che portava sulle spalle



Uno dei vasi aveva una crepa, l'altro era integro. Il vaso crepato provava vergogna di non riuscire a compiere perfettamente il suo compito di portare acqua.
La sua attenzione era rivolta verso l'altro vaso, quello integro e così non notava che l'acqua persa a causa delle crepe serviva ad innaffiare i semi che il portatore d'acqua piantava al suo passaggio, proprio nei punti in cui l'acqua cadeva. In questo modo, grazie proprio al difetto del vaso rotto, si verificava una fioritura meravigliosa.

Una frase illuminante di Leonard Cohen dice: "c'è una crepa in ogni cosa ed è da lì che entra la luce"

Ma torniamo alle parole di Kandinsky circa l'Arte e la funzione dell'artista:
"L'artista",-scrive nell'introduzione al saggio Lo spirituale nell'arte- cercherà di suscitare sentimenti più delicati, senza nome. La sua è una vita complessa, relativamente aristocratica e le sue opere daranno allo spettatore sensibile emozioni sottili, inesprimibili a parole. Attualmente però lo spettatore è quasi sempre incapace di emozioni [...] queste opere impediscono all'anima di involgarirsi e ne tengono viva la tensione come la chiave dell'accordatore tiene tese le corde di uno strumento".
Kandinsky mette l'accento su un punto fondamentale che purtroppo è drammaticamente trascurato da chi si occupa di Arte in questo momento e cioè il rispetto e l'attenzione verso il fruitore dell'opera.
L'artista che voglia davvero essere degno di questa definizione dovrà fare i conti col suo ego, vigilare affinchè i riflettori non siano puntati verso la sua persona, l'artista deve riappopriarsi del suo ruolo di strumento al servizio del prossimo, solo così avrà un senso la sua presenza.

L'artista è chiamato a compiere una scelta interiore, la scelta che nel linguaggio del Tarot è rappresentata dalla carta numero VI, l'Amoreux, che rimanda alla prova che affrontò Ercole quando si trovò al bivio.                                                                                                                                                   

(Annibale Carracci, Ercole al bivio, 1595 circa)

 (Carta VI Tarot di Marsiglia, la SCELTA. Prima tappa dell'integrazione del Sesto raggio cosmico o Raggio di Amore)
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  Kandinsky aveva sentito questa scelta capitale e l'aveva magistralmente indicata nell'introduzione al saggio, da cui sto traendo linfa per portare avanti la mia ricerca:
"Dove va l'anima dell'artista coinvolta nella creazione?" si chiede Kandinsky, "cosa vuole annunciare?"
"Illuminare la profondità del cuore umano è il compito dell'artista" (Shuman) e "il pittore è un uomo che sa disegnare e dipingere tutto" (Tolstoj).
Queste sono le due opzioni secondo Kandinsky.

Ogni serio ricercatore che faccia Arte deve avere la possibilità di scegliere, in totale libertà. Quella LIBERTA' di cui si parla tanto in questo periodo per altri motivi, la libertà che nasce dalla CONSAPEVOLEZZA. Se non abbiamo Coscienza siamo destinati a seguire il flusso che porta drammaticamente verso l'involuzione.
E' solo attraverso una presa di Coscienza che si può decidere, è solo facendo luce sulla possibilità di una scelta che si può esercitare il nostro diritto di scelta.
Non credo che attualmente si possa parlare di libero arbitrio, quello che vedo è solo un'umanità privata completamente di ogni possibilità di scelta, bombardata da informazioni manipolate finemente che hanno lo scopo di indurre a pensare una realtà conforme agli interessi di un ristretto numero di persone, non proprio benefiche al proseguimento della specie...

lunedì 5 giugno 2017

L'AMORE AL TEMPO DELLA PESTE




Ho intitolato "L'amore al tempo della peste" una serie di disegni su carta da pacco che si sono imposti alla mia coscienza con una forza inarrestabile.
L'Artista è un canale e ha bisogno di far scorrere ciò che lo attraversa, pena la morte.
Dire così può sembrare assurdo o eccessivo per chi dall'esterno coglie solo la parte folkloristica della questione.
In realtà l'artista paga sulla sua pelle ogni cosa che lo attraversa e con l'arte ha la grande opportunità di buttare fuori e liberarsi, alleggerirsi da contenuti che molto spesso costituiscono un reale pericolo per la sua salute psicofisica.
Il pericolo che corre è quello di identificarsi con le istanze che lo attraversano: vedere concretizzato fuori da se stesso tali contenuti costituisce un'opportunità imperdibile per effettuare un vero e proprio processo di crescita interiore e trasformazione.
Questo è il grande valore curativo insito nell'arte e alla luce di tale riflessione si può comprendere il valore salvifico dell'atto creativo.
Spingendo la riflessione ancora più avanti si arriva al concetto di arte terapia.
L'artista ha quindi in prima istanza un bisogno vitale di esprimersi, bisogno che in realtà riguarda tutti  e non solo lui, ma questa è una riflessione che ci porterebbe troppo lontano.
Nella mia esperienza personale mi sono scontrata con la questione arte soggettiva arte oggettiva

http://chiaralampo.blogspot.it/2013/11/arte-oggettiva-e-arte-soggettiva-la.html

Per anni la cosa mi ha bloccata fino al punto di decidere di rinunciare all'Arte per un senso di profondo rispetto e di inadeguatezza.
Guardando i miei quadri non riuscivo a capirne il senso, non me ne è mai fregato niente di cantare me stessa e le mie personali vicissitudini interiori. Continuavo a chiedermi perchè qualcuno avrebbe dovuto interessarsi a quelli che comunque erano i miei problemi. Ricordo che studiando, forse al Liceo, la nascita del romanzo borghese, ero rimasta molto colpita dal fatto che piaceva perchè il pubblico rivedeva se stesso dentro le storie. Ho sempre sentito un dovere profondo e una Responsabilità nel momento in cui offrivo qualcosa agli altri. L'arte deve trasmettere qualcosa che aiuti il fruitore, seguendo il principio che il grande Alejandro Jodorowsky cita a proposito della carta VIII del Tarot di Marsiglia: "niente per me che non sia anche per gli altri".

Dentro di me si è prodotta quindi per anni una frizione tra due tendenze opposte, l'una che diceva NO e l'Altra che diceva SI.
NO, era la tendenza a smettere di dipingere, appendere il pennello al chiodo e fare altro, alla luce del fatto che tutto ciò che usciva da me era ai miei occhi assolutamente soggettivo e quindi inutile...se si esclude il discorso "oggetto di arredo" o, come disse una gallerista credendo di fare un grosso complimento di fronte a una tela dai colori molto equilibrati:"un pezzo che ti risolve una parete".
SI era la parte che invece fremeva per continuare, una specie di fuoco sempre acceso che niente poteva spegnere.
Sono stati anni di grande frustrazione interiore dove il NO la faceva da padrone.
Poi, la scintilla..."quel che deve accadere accade, qualsiasi cosa facciamo per evitarlo"...
La scintilla dall'esterno ha avuto l'effetto di una tanica di benzina buttata su una fiamma, si è innalzata una vera e propria colonna di fuoco ed eccomi qui a parlare di uno dei prodotti: la raccolta "l'amore al tempo della peste".

La peste mi ha sempre affascinata, ho affrontato il tema in questo articolo:

http://chiaralampo.blogspot.it/search?q=peste

Questa raccolta nasce quindi dalla difficoltà di integrare l'energia del Sesto Raggio Cosmico, o raggio d'Amore, in un momento storico come il nostro. Viviamo in tempi di confine, non rendersene conto significa solo esserne vittime. In periodi come questo esiste la possibilità per alcuni, di accedere a grosse quantità di saggezza che rimangono come cristallizzate perchè non usate.
L'Artista che riesce ad accedervi si trova di fronte alla scelta, tenerle per se stesso o condividerle. Personalmente la questione non si pone, perchè la frase "niente per me che non sia anche per gli altri" arriva come una chiave e mi apre la porta della comprensione.
L'artista è un canale che deve solo trasmettere senza preoccuparsi delle conseguenze. Il messaggio che lancia, quando viene da dimensioni che  attengono alla sua storia personale solo in minima parte, vive di vita propria e arriverà dove deve arrivare, questo solleva l'artista da ogni peso o responsabilità.
L'artista è un messaggero, come Mercurio svolge la sua funzione, passa con piede leggero e se ne va. Una volta che il messaggio è uscito da lui, non gli appartiene più...