sabato 21 maggio 2016

Un incontro poco felice.



Molti anni fa, ricevetti l'invito informale a una cena, a casa di un noto scultore che adesso non è più su questo pianeta.
Lo stimavo molto come artista e, per quello che avevo potuto constatare di persona, mi era simpatico anche come uomo.
Era molto anziano quando mi invitò a cena. Ci conoscevamo abbastanza bene per cui andai tranquillamente a casa sua. Ovviamente non era un invito "privato" ma nasceva dal sincero tentativo da parte della moglie di farmi, come si suol dire, "dare una mano" artisticamente parlando.
Lui aveva visto le foto di alcuni miei quadri e quindi, da buon anziano, avrebbe dato il suo parere artistico sul mio lavoro.
Queste erano le premesse. Io ho sempre avuto grande difficoltà ad espormi, un pò perchè ero suscettibile a qualsiasi cosa venisse detta circa quello che producevo e un pò perchè ero la più feroce critica di me stessa, talmente spietata da bloccarmi.
Racconto questo episodio perchè ancora mi stupisce, nel ricordo, quello che accadde quella sera.
La cena iniziò bene, io conoscevo il tipo umano che incarnava quello scultore, era stato un uomo bellissimo da giovane, un Don Giovanni della prima ora. Aveva avuto una vita avventurosa ed era piacevole ascoltare i suoi racconti perchè sembrava di vedere un film. Inoltre aveva una vis comica molto forte, per cui riusciva ad attirare l'attenzione su di sè e a mantenerla costante. Certamente una personalità forte e magnetica.
Quella sera quindi iniziarono i racconti epici (veri) della sua vita, che sebbene li avessi già sentiti altre volte, non mi stancavo mai di ascoltare.
Arrivò però il momento in cui dovette parlare del mio lavoro. In tutta sincerità in quel momento io avrei evitato, mi vergognavo molto, mi sembrava in qualche modo di volerlo sfruttare o di essere lì per chiedere un favore. E in effetti sembrava proprio così. Lui disse due cose, anche lusinghiere circa i miei quadri, ma poi qualcosa in lui mutò direzione e iniziò a diventare aggressivo. Di fronte allo sgomento della moglie e mio, iniziò a inveire contro le donne in generale per poi restringere il campo a me.
Io non ricordo bene se ci fu qualcosa che io dissi che scatenò la sua furia, fatto sta che dopo aver tuonato contro la natura femminile, concluse dicendo che il posto delle donne era in cucina. E questo fu tutto. Salutandoci alla fine della serata, mi chiese se per caso mi fossi offesa, io balbettai qualcosa per tranquillizzarlo e poi non tornai mai più a trovarlo. Mi era bastato.
Nel suo lavoro, che tocca dei vertici sublimi per il modo in cui riuscì a trattare il marmo, ci sono tuttavia delle cadute di energia, in un'opera in particolare in cui ritrae una donna, emerge tutta la rudezza che ho sperimentato qulla sera.
Inutile dire che quell'opera non piace a nessuno, sebbene sia in un punto molto visibile ai passanti.
Il ricordo di questo episodio mi crea dispiacere, non tanto per me che ho fatto il callo agli attacchi gratuiti, quanto per lui. Ancora adesso sento quella rabbia che nasce dal non essere riuscito a entrare in contatto con la dimensione spirituale femminile. Le sue sculture migliori, rappresentano fiori, fiori carnosi, dalle forme piene, le linee armoniche, la sapienza nel riuscire a levigare il marmo tanto da farlo diventare trasparente. Fiori bellissimi nel suo giardino, ma mai nella sua vita ha sentito l'ispirazione a fare uscire una rosa dalla materia.

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