sabato 6 dicembre 2014

ORIZZONTALI SON TUTTE UGUALI





Siamo nel 1866 e il pittore realista Gustave Courbet riceve dal diplomatico turco Khalil-Bey, la commissione di eseguire un dipinto erotico. 
Nasce così, su commissione, uno dei dipinti a mio avviso più significativi dell'ottocento e non solo...
Il quadro è un sesso femminile, punto. Mail titolo è esplosivo: L'origine del mondo. Non riesco a trovare modo più poetico, rispettoso, sacro, per definire l'essenza della donna.

(Gustave Courbet, L'origine du monde, 1866, Louvre)

Non c'è niente di banale, niente di scontato, niente di pornografico in questo quadro.
Questa è la porta d'ingresso da cui tutti siamo passati per entrare in questa dimensione, questa è l'origine, ed è femmina.
E' bello che questo riconoscimento venga da un uomo, che venga dall'altra parte.
Mi viene spontanea una riflessione, di fronte a questo quadro.
Fu commissionato per entrare in una collezione di cui facevano parte, tra gli altri, "Il bagno turco" di Ingres, e il "Sonno" sempre di Courbet.


Courbet, Il sonno.

Ingres, il bagno turco.















Una collezione erotica...all'epoca non c'era internet. All'epoca la donna era relegata in un ruolo subalterno, non godeva dei diritti di cui gode ora, non aveva la libertà che ha ora, le lotte femministe erano ancora lontane. La donna non era rispettata, in una società maschilista come quella. Allora, mi chiedo, com'è possibile che da una mentalità del genere, nascano tali visioni sulla natura femminile?
La società maschilista dell'ottocento ci lascia un quadro come l'Origine del mondo, nel quale viene riconosciuta la potenza e la divinità della femmina, la divinità!!
Ci lascia quadri di amori saffici in cui emerge morbidezza, poesia. Ci lascia immagini di bagni turchi che trasudano erotismo ma mai pornografia, dove c'è rispetto per il corpo e per la natura della femmina, dove la donna è bella ed è rappresentata in tutta la sua potenza naturale.

La nostra società cosa ci lascia della donna? 
La prima cosa che mi viene in mente è una pubblicità che vidi nella vetrina di una farmacia. Mi viene in mente perchè fu ripreso proprio un quadro dello stesso Courbet, che rappresentava una bagnante, giunonica, realistica, e accanto veniva messa l'immagine di una barbie, di gomma, finta, perfetta, senza un filo di cellulite.



 La casa farmaceutica produttrice della crema voleva dimostrare l'efficacia del loro prodotto...ma perchè non mettere allora l'immagine di una scultura del Canova? 
No. Perchè anche le Tre Grazie del Canova non sono perfette! Nemmeno l'ideale di perfezione classico va bene, mantiene ancora qualcosa di umano sebbene per definizione tenda a cercare la perfezione assoluta che in natura non esiste. 



La barbie invece è perfetta, e allora vai con le creme, vai con la chirurgia plastica, vai coi mostri di gomma...ma questo è un vecchio discorso, tristemente e inutilmente inflazionato.



La cosa che mi colpisce è che, dopo tutte le lotte che sono state fatte, dopo le manifestazioni di piazza all'urlo di "la fica è mia, me la gestisco io", ci ritroviamo in una società che pubblicizza la donna come oggetto plastificato in gomma pronto per l'uso. 
Che visione c'è oggi della donna?
Una visione sessuale, la donna liberata si è trasformata da divinità sacra che dona la vita a corpo da usare per godere, da scegliere comodamente seduti a casa propria su un catalogo. Ce n'è per tutti i gusti in commercio. 
La donna è diventata una porta in cui entrare per trovare un pò di divertimento, pace, oblio o semplicemente per scaricare una tensione. 
Oppure, quando è particolarmente abile, la donna può ambire il passaggio dal calendario al Parlamento, quella è la strada maestra per far carriera.
Certo, non è sempre così, ci sono donne che riescono a raggiungere realizzazione e indipendenza senza dover ricorrere a chirurgie estetiche, calendari porno, prestazioni private, festini in maschera ecc...ma non se sa niente, quelle non fanno immagine, quelle non sono un esempio, quelle non si vedono.
C'è qualcosa che non torna in tutto questo, mi pare di un ovvio desolante.

Nessun commento:

Posta un commento